Famiglia Cristiana: oggi non potrei immaginarmi senza la mia bimba. Lei è allegria e felicità pura.

Da Famiglia Cristiana del 28/07/2023 riprendiamo alcuni stralci di una testimonianza molto toccante sul tema dell’aborto.

Parla Giulia che, rimasta incinta a diciassette anni, pensò subito ad abortire, anche perché consigliata cosí dalle sue amiche.

Giulia, però, di fronte alla visione del battito del cuoricino della bimba che aveva in pancia ha cambiato idea.

L’articolo intero lo potete trovare a questo link, eccone alcuni stralci tra i più significativi.

«Quando sono rimasta incinta ne ho parlato subito con le amiche più grandi che mi hanno risposto: “che problema c’è il bimbo non è ancora formato puoi abortire e risolvi il problemi”. All’inizio ero serena, mi è sembrata una soluzione ragionevole. I miei non sapevano nulla, il mio ragazzo era sparito spaventato. Mi sono rivolta al consultorio». Il primo contatto non è stato dei migliori: «sono stata accolta malissimo. Mi sono presentata col test in mano e loro: “la scelta sta a te, sei solo incinta”. Solo? Non me lo aspettavo… per fortuna, poi però, ho conosciuto un’ostetrica e una ginecologa che sono nel cuore da allora. Mi hanno sempre seguita facendomi sentire accolta e protetta».

ho deciso di dirlo a mia madre. L’ho fatto per messaggio… le ho scritto “ho bisogno di parlarti” e lei mi ha risposto “sei incinta”?». Con il tipico sesto senso delle mamme. «Lei è della papa Giovanni XXIII, mi aspettavo discorsi di un certo tipo. È stata molto rispettosa. Mi ha lasciato fare la mia strada. Così ho fatto un’altra ecografia alla fine terzo mese. A quel punto ho visto il cuore e tutto il resto. Da quel momento sono stata io a decidere di tenere la bimba».

L’aiuto principale l’ho trovato nella mia famiglia e al consultorio: aiuto fisico, ma anche morale. Ho partecipato a un percorso per le mamme giovanissime: ci vedevamo una volta al mese per raccontarci. Non mi sono mai sentita sola».

Oggi? «Sono cresciuta con la mia bambina, non ho bruciato nessuna tappa come si suol dire grazie alla mia famiglia; soprattutto a mia madre che mi ha sostenuto nelle uscite e nelle esperienze. Sì ho fatto delle rinunce ma a cose che farò quando lei sarà più grande. Senza di lei di certo non mi vedo.

A un’altra mamma direi «di non stare da sola, ma farsi aiutare. Racconterei la mia esperienza: il primo momento in cui ho visto la mia piccolina. Quando è nata non ho sentito più niente né fisicamente né moralmente. La guardavo “h24”, la tenevo in braccio anche quando dormiva».   


La testimonianza per intero è ancora più bella ed emozionante ma, ancora una volta, possiamo dire che ad una teoria si può rispondere con un’altra teoria, ma cosa si può rispondere ad una vita?

Conosciamo direttamente varie persone che si sono trovate in situazioni analoghe e hanno scelto la vita. E non se ne sono mai pentite anzi, oggi tremano al solo pensiero che nel passato abbiano rischiato di poter fare l’altra scelta.

Vorremmo sottolineare, tra i tanti, due punti di questa testimonianza.

Il primo riguarda il repentino cambiamento di prospettiva a fronte del battito cardiaco della piccola. L’aborto si fonda su una menzogna, sulla falsa affermazione che quello è solo un “grumo di cellule”. Il battito ci riporta alla verità, ossia che quello è un essere umano. Se volete, piccolo, indifeso, ma un essere umano. E la sua eliminazione è un omicidio. E con lui muore anche una parte della madre.

Il secondo è che è fondamentale non essere lasciate sole. Molte donne sono stritolate da un sistema cinico e anaffettivo, che liquida la questione con frasi tipo “solo incinta” oppure (altra esperienza) “lasciate perdere e ricominciate da capo, è meglio”. La madre è soggetta a pressioni emotive enormi in quei momenti e deve essere accolta e aiutata. Ma l’aiuto non deve finire lì, ma deve continuare anche dopo. E forse andrebbe dato, l’aiuto dopo la nascita, anche a tutte le altre mamme, anche quelle che non sono mai state poste di fronte a questo drammatico dilemma.

Perché una società che scoraggia il fare figli è una società malata, egoista e, soprattutto, condannata.

Sosteniamo attivamente, quindi, i movimenti pro-life e, in questo momento, la campagna “Un Cuore che Batte“.

Credits: Photo by Liv Bruce on Unsplash

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