| 

La roadmap

La roadmap è un modo complicato per significare “percorso” o “itinerario”. Però soddisfa la mania anglofona che imperversa da anni e fa anche risparmiare lettere, cosa buona quasi sempre tranne che se si sta giocando a Scarabeo.

Nel nostro progetto abbiamo tre livelli. Il primo è quello che presentiamo al primo incontro ed è basato su una mappa mentale (mind map per gli anglofoni patologici). Questo livello punta a mostrare la visione, a livello generale, fondata sui 3+2 pilastri, della Comunità per come la intendiamo noi.

Se non sapete cosa sia la mappa mentale della visione della Comunità, allora vi suggeriamo di vedere il video che la spiega. Il video è disponibile nella sezione Risorse del sito, oppure qui sotto per chi va di fretta.

Il video con la presentazione del primo livello, della mappamentale

Segue poi un secondo livello che contiene, tra le altre cose, la fatidica roadmap. Questo livello esplode le varie caselline della mappa mentale e le dettaglia in una nutrita serie di microprogetti da realizzare.

Del terzo livello parleremo più avanti, in un altro post (oppure in un altro posto se lo faremo dal vivo, come auspicabile).

Ma torniamo alla roadmap. La roadmap si trova nel secondo livello e propone un percorso di crescita progressiva di una Comunità. Ovviamente la roadmap è differenziata per le comunità locali e stanziali. Ma il principio rimane valido.

Qual è, quindi, lo scopo della roadmap?

Poiché il nostro è un progetto estremamente pratico ed operativo, cerchiamo di fare in modo che vi sia chiarezza non solo sul “cosa” fare ma anche sul “come” farlo. La roadmap fa proprio questo: propone un percorso di crescita per cui la nostra comunità nasce come un’intenzione comune a più persone, un desiderio di fare qualcosa di costruttivo insieme e poi, passo dopo passo, cresce realizzando “cose” nella realtà e raggiungendo degli obiettivi.

La roadmap la presentiamo al secondo incontro. Nel primo ci siamo presentati e abbiamo condiviso la nostra visione. Nel secondo diamo il calcio d’inizio a questa partita che, se Dio vorrà, non si fermerà più.

Il primo giro di incontri è ormai avviato e siamo diventati cinture nere nell’esporre il nostro progetto al livello uno. Ora abbiamo iniziato anche gli incontri di secondo livello con persone che vogliono iniziare a costruire qualcosa. E qui usiamo la roadmap, che diventa uno strumento di pianificazione e di esecuzione delle attività che, passo dopo passo, a Dio piacendo, faranno crescere la nuova Comunità.

Com’è fatta la roadmap? Se volete conoscerla sono necessarie tre cose:

  1. Aver ascoltato e compreso la presentazione del nostro progetto e desiderare di partecipare nella sua realizzazione
  2. Essere pronti a lavorare sul serio per realizzarlo, in silenzio, con umiltà, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, perché il tempo delle chiacchiere è finito. Lavorare pregando e pregare lavorando. In spirito di servizio. Consapevoli che anche la più piccola azione, se costruttiva, è importante. Ora bisogna ricostruire. E ricostruire meglio di prima.
  3. Contattarci per chiedere il secondo incontro nella vostra zona oppure online (noi preferiamo vedervi di persona ma non sempre è possibile). Non appena ci sarà un numero sufficiente di persone interessate al secondo livello, vi contatteremo e organizzeremo l’incontro.

Quali sono le dinamiche delle comunità nascenti? In genere abbiamo tre casi.

Nel primo caso, quello più comune, grazie a Luces Veritatis, persone con ideali simili che vivono nella stessa area geografica si conoscono e decidono di provare a creare la Comunità.

Ovviamente la mancanza di conoscenza e la diversità dei caratteri è un grosso rischio. Come lo affrontiamo? Con la preghiera. Con la preghiera ci mettiamo nelle mani di Dio, gli diciamo “Eccoci!” e ci carichiamo del Suo amore per ribaltarlo sugli altri.

In queste comunità è fondamentale l’umiltà e lo spirito di servizio, uniti sempre, però, al senso di giustizia che ci porta a dire apertamente le cose che non vanno e, caritatevolmente, ad affrontarle.

Queste comunità devono fare gruppo, principalmente intorno all’altare ma anche in altre occasioni.

Queste comunità si devono ispirare fortemente agli Atti degli Apostoli.

Esiste poi un secondo tipo di comunità nascente: quella composta da persone che già si conoscono bene e che già collaboravano prima. Questa comunità è un po’ più rara ma, in ogni caso, esiste ed è quella in cui è più facile partire: gli spigoli affilati sono già stati limati in precedenza e si è una squadra (o qualcosa di molto simile).

Queste comunità devono anch’esse centrarsi sulla preghiera e sulla lettura degli Atti degli Apostoli. Anche loro devono curare l’umiltà, lo spirito di servizio e la giustizia.

Esiste, infine, un terzo tipo di comunità nascenti. Il tipo composto di persone che collaborano già su un progetto ma che, oggi, per varie ragioni, sentono una stanchezza nel portarlo avanti. Anzi, molto spesso, è proprio una spossatezza che li rende incapaci di proseguire più di tanto.

In genere questi gruppi hanno anche realizzato qualcosa di concreto ma la loro energia si è quasi esaurita. I motivi di questo esaurimento possono essere tanti: il trascorrere del tempo, il venire meno di un nemico comune (tipico dei progetti “contro”), la fine di un’emergenza, i dissidi interni, i casi della vita, …

Questi gruppi possono vedere in Luces Veritatis una nuova sfida, un progetto che sembra più concreto del loro, e tante altre belle cose. A questi gruppi diciamo: siete i benvenuti, perché già avete lavorato duramente e avete fatto esperienza, anche se potreste aver fallito in qualche caso, ma anche i fallimenti rafforzano.

A questi gruppi diciamo, anche, altre due cose fondamentali:

  • Siete stanchi, dovete riposarvi. “Venite a me voi che siete affaticati e oppressi”. E quindi lavorate molto sulla preghiera in comune. Diventate più Maria e meno Marta (anche se servono entrambe). Studiate gli Atti degli Apostoli e confrontatevi con i primi cristiani. Con le loro bassezze e i loro fallimenti. Con le loro discussioni (Paolo che litiga con Barnaba per colpa di Marco è il top!), con le loro miserie (Anania e Saffira), con le loro debolezze (Eutico), i primi cristiani ci rincuorano e ci fanno capire che la nostra fragilità ci porta anche a questo. Ma con i loro successi, con la loro infaticabilità, con la loro donazione quotidiana, ci ricordano perché siamo qui, dopo duemila anni. E quindi: studiateli, immedesimatevi in loro, riprendete la vostra storia e fatene il parallelo con la loro. E vi rinfrancherete. La spossatezza passerà e la voglia di fare ritornerà, con la voglia di fare insieme.
  • Avete fatto. Non gettate via quello che avete realizzato. Anche se è fallito. Anche se è venuto male. Anche se ve l’hanno rubato. Mettete questa vostra esperienza al servizio delle altre comunità. Fatevi aiutare in un percorso di crescita, creando federazioni con altre persone. E vedrete che non avete lavorato invano.

Anche qui: umiltà, spirito di servizio e giustizia.

Siete pronti? Allora ripassate il brano evangelico delle beatitudini e partiamo!

Insieme faremo scintille che accenderanno tante luci di Verità.

Credits: Foto di Navi su Unsplash

Articoli simili