Come non farsi cambiare dal mondo

Nel post precedente abbiamo visto come cambiare il mondo. Siamo partiti dal testo di una canzone dei nostri giorni e abbiamo, in poche frasi, riflettuto su come si cambia il mondo.

Oggi vogliamo riflettere su come non farci cambiare dal mondo. Perché il rischio che il mondo ci cambi esiste e, nel nostro cammino di santità, dobbiamo difenderci da questo pericolo e, inoltre, difendere anche gli altri.

Per capire come fare abbiamo scelto parole non dei giorni nostri ma ancora validissime.

Queste parole le abbiamo prese dalla liturgia delle ore di oggi, sabato 11 marzo 2023, più precisamente dall’ufficio delle letture, seconda lettura.

Liturgia delle Ore

SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA – SABATO

[…]

Ufficio delle letture

SECONDA LETTURA

Dal trattato «Sulla fuga dal mondo» di sant’Ambrogio, vescovo (Cap. 6, 36; 7, 44; 8, 45; 9, 52; CSEL 32, 192. 198-199. 204)

Aderiamo a Dio, unico vero bene.

Dov’è il cuore dell’uomo ivi è anche il suo tesoro. Infatti il Signore non suole negare il buon dono a quanti lo pregano.

Pertanto, poiché il Signore è buono e lo è soprattutto per quelli che lo aspettano pazientemente, aderiamo a lui, stiamo con lui con tutta la nostra anima, con tutto il cuore, con tutta la forza, per restare nella sua luce, vedere la sua gloria e godere della grazia della felicità suprema. Eleviamo dunque l’anima a quel Bene, restiamo in esso, aderiamo ad esso; a quel Bene, che è al di sopra di ogni nostro pensiero e di ogni considerazione e che elargisce pace e tranquillità senza fine, una pace che supera ogni nostra comprensione e sentimento.

Questo è il Bene che pervade tutto, e tutti viviamo in esso e da esso dipendiamo, mentre esso non ha nulla al di sopra di sé, ma è divino. Nessuno infatti è buono se non Dio solo: perciò tutto quello che è buono è divino e tutto quello che è divino è buono, per cui è detto: «Tu apri la mano, si saziano di beni» (Sal 103, 28); a ragione, infatti, per la bontà di Dio ci vengono date tutte le cose buone perché a esse non è mischiato alcun male.

Questi beni la Scrittura li promette ai fedeli dicendo: «Mangerete i frutti della terra» (Is 1, 19).

Siamo morti con Cristo; portiamo sempre e in ogni luogo nel nostro corpo la morte di Cristo perché anche la vita di Cristo si manifesti in noi. Dunque, ormai non viviamo più la nostra vita, ma la vita di Cristo, vita di castità, di semplicità e di tutte le virtù. Siamo risorti con Cristo, viviamo dunque in lui, ascendiamo in lui perché il serpente non possa trovare sulla terra il nostro calcagno da mordere. Fuggiamo di qui. Anche se sei trattenuto dal corpo, puoi fuggire con l’anima, puoi essere qui e rimanere presso il Signore se la tua anima aderisce a lui, se cammini dietro a lui con i tuoi pensieri, se segui le sue vie nella fede, non nella visione, se ti rifugi in lui; perché è rifugio e fortezza colui al quale Davide dice: In te mi sono rifugiato e non mi sono ingannato (cfr. Sal 76, 3 volg.).

Pertanto siccome Dio è rifugio, e Dio è in cielo e sopra i cieli, allora dobbiamo fuggire di qui verso lassù dove regna la pace, il riposo dalle fatiche, dove festeggeremo il grande sabato, come disse Mosè: «Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te» (Lv 25, 6). Infatti riposare in Dio e vedere le sue delizie è come sedere a mensa ed essere pieni di felicità e di tranquillità.

Fuggiamo dunque come cervi alle fonti d’acqua, anche la nostra anima abbia sete di quello di cui era assetato Davide. Qual è quella sorgente? Ascolta colui che dice: «È in te la sorgente della vita» (Sal 35, 10): dice la mia anima a questa fonte: Quando verrò e vedrò il tuo volto? (cfr. Sal 41, 3). La sorgente infatti è Dio.

Credits: Foto di Jeremy Bishop su Unsplash

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