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Regalo di Natale

Riceviamo da una nostra amica di vicino Tarvisio un’interessante riflessione che pubblichiamo volentieri e che ci sembra un ottimo regalo di Natale: finalmente un regalo utile!

Avviso ai naviganti verso il Natale

(spero di non perdere troppi amici, mi scuso di cuore con quelli che non condividono),
Ma siccome è una cosa bella, le cose belle si condividono con quelli a cui ci tieni.

Giovedì e venerdì sera in valle ci saranno le confessioni comunitarie.
Cosa sono? Tanti sacerdoti messi assieme che confessano.
Puoi cercare il tuo confessore, sceglierlo, affezionarti a lui, farti comprendere ed aiutare.

Perché hai di fronte molto di più di un uomo, o di un giudice, o di uno che ti mette con le spalle al muro nella tua nullità.
Questa è l’impressione che ci è rimasta quando, ad otto anni, ci siamo confessati per la prima volta.
A discutere di caramelle rubate o compiti non fatti.
Roba per bambini.
Un giusto umiliarsi, per poi farsi punire.

Siamo cresciuti in tutto, in altezza, in cultura, in professionalità ed invece questa cosa è rimasta lì, sospesa, quasi senza senso.
Non l’abbiamo capita.
Dimenticata.

Non è questa, la confessione.
È ben altro.
Intanto è un Sacramento, quindi va oltre quelle due persone che si stanno parlando, è un intervento dello Spirito che agisce.
Alla grande.

E poi è un modo semplice, creativo, per farsi aiutare, per trovare qualcuno che vede in te un figlio di Dio, uno che è prediletto da Dio.
Qualcuno che ti guarda con la misericordia che lui stesso ha vissuto su di sé, che ti guarda con gli occhi di un Dio per cui tu sei quella benedetta pecora incasinata che si è persa.

Se la confessione la vivi così, allora sì che è un Sacramento.
E alla fine li vedi quelli che escono, hanno occhi sereni, hanno volti rilassati.
Perché negarsi questa possibilità?

Dio sa sicuramente quello che abbiamo sbagliato, non ha bisogno di sentirselo dire.
È a noi stessi che dobbiamo raccontare delle cose.
Le dobbiamo analizzare, capire, e dobbiamo prendere il tempo per raccontarcele, e dipanare quel filo ingarbugliato che ci pesa sullo stomaco.
E farci aiutare, farci aiutare a capirci, per andare oltre quello che ci blocca e ci rovina i giorni.
Dobbiamo farci aiutare a comprendere il bene che abbiamo fatto, che a volte non ci appare, per capire in che direzione andare per essere d’aiuto ad altri.
E dobbiamo imparare a perdonare, e a perdonarci,
e a volerci bene, attraverso la grazia che ci viene offerta.
Perché perdonarti ti cambia la visuale.
Ti fa trovare vie nuove per agire e per rimediare.
Per ricominciare.
Per sentirti nuovo di pacca.

Non esiste nulla per l’uomo che lo faccia crollare, crollare con senso di abbandono totale, come l’essere scoperto, e compreso”.
L. Giussani

Preghiamo che i nostri sacerdoti siano sostenuti in questo grande compito.
p.s. Comunque a Malborghetto e a Camporosso ( per chi mi legge da qui vicino), c’è posto per tutti.

Benvenuta

Consigliamo vivamente la visione di questa magnifica catechesi di Don Massimo Vacchetti, tenuta al Monastero Wi-Fi a Roma. Se il video non è visibile lo trovate a questo link.

Don Massimo Vacchetti, Il dono della Confessione

Credits: Photo by Josh Applegate on Unsplash

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