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Silenziosi Operai della Croce

Vicino casa mia, in alto, sulla vetta di una montagna alta ben 768 m (“il più alto dei Castelli Romani”, come annuncia il cartello di località) si staglia l’abitato di Rocca Priora.

In questa cittadina, tutta in salita, nel 1984 tornava al Padre un sacerdote che ha ben conosciuto le salite della vita.

La sua storia ha ispirato in San Giovanni Paolo II la Lettera Apostolica “Salvifici Doloris” sul senso cristiano della sofferenza umana.

Luigi Novarese nasce in Piemonte, a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. Nasce in una famiglia di modesti contadini di cui è il nono e ultimo figlio.

Ma le salite della vita iniziano presto: a nove mesi perde il padre, a nove anni si ammala di tubercolosi ossea, una malattia incurabile per la medicina dell’epoca.

Sua madre Teresa non si arrende e trova il modo, vendendo terreni e cascina, per far curare quel figlioletto, sempre allegro e buono. Anche se gli altri figli sono contrari, lei persevera.

Durante le costosissime cure, Luigi passerà di ospedale in ospedale, senza lamentarsi e senza arrabbiarsi per la sua “sfortuna”. Dovunque è ricoverato, conforta e incoraggia gli altri ammalati. Spesso suona il flauto per rallegrarli e confortarli. E prega. Prega intensamente la Madonna di dargli la forza per sopportare le sofferenze che vive quotidianamente.

A diciassette anni, Luigi scrive al successore di Don Bosco alla guida dei Salesiani, Don Filippo Rinaldi, implorando la propria guarigione per intercessione di Don Bosco e di Santa Maria Ausiliatrice.

E Maria gli appare. In sogno, Maria gli preannuncia che guarirà nel mese a lei dedicato e che diverrà sacerdote.

Luigi continua a pregare e promette che, se sarà guarito, dedicherà a sua vita agli ammalati.

E il miracolo arriva. Arriva proprio nel mese tanto caro a Maria, il mese di maggio.

Luigi guarisce quasi completamente, ma una gamba gli rimane più corta dell’altra. Nonostante questa disabilità, diventa sacerdote e rimarrà un instancabile lavoratore, prima alla Segreteria di Stato del Vaticano, poi per l’assistenza spirituale degli ospedali d’Italia.

Fonda la Lega Sacerdotale Mariana per aiutare i sacerdoti infermi e, insieme a Sorella Elvira Myriam Psorulla, fonda nel 1947 i Volontari della Sofferenza, una associazione di persone ammalate e sane che riconoscono, nella sequela di Cristo crocifisso e risorto, la possibilità di vivere l’esperienza della sofferenza senza soccombere allo scoraggiamento, alla delusione o alla diserzione. L’associazione nasce come risposta concreta al dramma della sofferenza umana che molto spesso conduce l’uomo ad allontanarsi dal suo Creatore. Nella sofferenza offerta dal malato si riconosce una partecipazione al mistero pasquale di Cristo che lo rende apostolo e perciò primizia e profezia per la valorizzazione di ogni forma di sofferenza presente nella vita dell’uomo.

Nel 1950 fondano anche i “Silenziosi Operai della Croce”, che riuniscono in un’unica realtà carismatica e giuridica chierici e laici in piena comunione con la Chiesa Cattolica.

I Silenziosi Operai della Croce, mediante la pratica dei consigli evangelici, attuano le richieste di preghiera e penitenza presentate dalla Vergine Santa a Lourdes e a Fatima, nella “totale dedizione al piano redentivo della Croce. L’appartenenza a Dio dei Silenziosi Operai della Croce si attua nell’unità interiore di mente, cuore ed azione, allo scopo di “realizzare il fine della tanto ricercata solitudine e del silenzio interiore (Osea 2,14) …  Dio diventa così l’unico ed esclusivo fine della propria esistenza. La vita di un Silenzioso Operaio della Croce deve essere una proclamazione vissuta della forza e perenne necessità della Croce, che scorre sul binario dell’umiltà e ubbidienza (Filippesi 2,5-11) tracciato e percorso da Gesù Cristo”.

I Silenziosi Operai della Croce sono persone consacrate (sacerdoti, fratelli e sorelle) che nella pratica dei consigli evangelici di verginità, povertà ed obbedienza, vivono la loro consacrazione, attraverso una forte spiritualità mariana, totalmente dedicati al servizio dei sofferenti di ogni età e condizione, al fine di collaborare alla loro promozione integrale, umana, cristiana e sociale con l’obiettivo di mettere al centro il valore della persona attivandone ogni potenzialità e sostenendola nella ricerca di senso del mistero dell’umano soffrire.

Mons. Luigi Novarese promuove corsi professionali per disabili ed esercizi spirituali per ammalati. Egli desidera che l’ammalato e il disabile siano protagonisti della loro vita, non vittime: l’ammalato (non solo fisico, anche psichico) deve conoscere e amare Gesù, diffondere il Vangelo fra gli altri ammalati. La sua sofferenza deve essere vissuta come una penitenza da offrire, assieme alle preghiere, per la pace nel mondo, un’opera buona, il bene di qualcuno, la conversione dei peccatori, così come ha chiesto la Madonna di Lourdes a Bernadette. Novarese morirà a Rocca Priora (Roma) all’età di settant’anni. Oggi le sue associazioni sono diffuse in molti Paesi del mondo.

Mons. Novarese oggi è Beato (qui il link al Dicastero delle Cause dei Santi) e prosegue la sua opera attraverso i suoi successori, anche oggi nel totale silenzio e sconosciuto ai più.

Quando il Beato Novarese è tornato al Padre, io avevo appena compiuto sedici anni. Circa quattro anni dopo avrei iniziato la mia attività di volontario presso un’associazione di Frascati, Crescere Insieme, che operava a favore dei portatori di handicap. Attività durata circa dieci anni e che è stata per me un grande insegnamento di vita.

Mi è dispiaciuto aver conosciuto la figura e le opere di Mons. Novarese solo di recente. Mi sarebbe stato molto utile in passato, soprattutto negli anni della mia gioventù, quando con coetanei come Gianfranco, Mario e Luciana, quasi coetanei come Matilde, o con persone decisamente più grandi di me come Ivana, donavamo una parte del nostro tempo e del nostro amore a delle magnifiche persone che ne avevano bisogno.

Dall’esperienza di Crescere Insieme ho imparato che quando si dona amore se ne riceve indietro infinitamente di più.

Ho imparato che non basta solo stare vicino a chi ha bisogno ma anche combattere, al suo posto, le battaglie che lui non può affrontare, soprattutto quelle contro la burocrazia e l’indifferenza, contro un assistenzialismo che non guarda alla persona ma che, spesso, privo di scopi chiari, macina risorse con scarsa efficienza.

Ho imparato che non è sufficiente dare il meglio di sé, ma che bisogna sapersi affidare a Dio e sviluppare i talenti che il Signore ci ha donato. E che ce li ha donati perché noi li mettessimo a servizio degli altri.

Mons. Novarese sarebbe stato, per me come per gli altri, un solido esempio a cui ispirarsi.

Ma nessuno me ne ha parlato mai prima di pochi giorni fa.

E per questo sono ancor più convinto che oggi, quanto mai, sia necessario raccontare le vite dei santi, soprattutto ai giovani, perché tutti capiscano che esiste un altro modo di vivere, un modo vissuto in mille maniere diverse ma tutte entusiasmanti, come aveva ben capito Ignazio di Loyola che voleva addirittura saltare giù dal letto, pur avendo una gamba fracassata, al solo leggerne le vite.

Allora, cosa stiamo aspettando? Abbiamo migliaia di uomini e donne che, nella loro umanità e imperfezioni, con l’aiuto di Dio, hanno fatto cose grandi, anche se, come Arizmendi o Novarese, avevano solo un occhio o una gamba più corta dell’altra.

Perché la sofferenza non la cerchiamo, ma sappiamo quanto grande sia il suo valore dal punto di vista redentivo, salvifico e di crescita spirituale.

Perché “Stat crux dum volvitur orbis”.

La Croce è l’unica, vera, Stella Polare da seguire per noi naviganti in questa seppur breve vita terrena, perché ci guidi alla Vita Eterna.

“Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.” (Lc 9,23)

Luca Lezzerini

Alcuni link utili:

La storia del Beato Luigi Novarese su santiebeati.it

La pagina a lui dedicata nel Dicastero delle Cause dei Santi

Il sito della sua Opera

La pagina con le varie realtà associative nate dalla sua Opera

Credits: Photo by Yannick Pulver on Unsplash

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