In memoria di Filomena Carnevale

Riceviamo dal nostro amico Stefano di Frosinone questo articolo (originale reperibile qui), che ripubblichiamo volentieri, su Filomena Carnevale, la mistica abruzzese stigmatizzata, tornata al Padre il 17 marzo 1959. In fondo abbiamo aggiunto un altro articolo (qui il link) sempre su Mea, come la chiamavano molti.

Storia di Filomena Carnevale

Filomena Carnevale, chiamata con il vezzeggiativo di Mea, nacque a San Vincenzo Valle Roveto (AQ) l’11 aprile 1929 da Antonio Carnevale, pirotecnico, e Tersigni Rosaria, casalinga. Era la quinta di sei fratelli e fu battezzata il giorno dopo la sua nascita, il 12 aprile 1929, da Don Emilo Zeppa, parroco di San Vincenzo Valle Roveto di allora.

Di umile famiglia riuscì a frequentare solo la seconda classe elementare e si rendeva utile aiutando la madre nel portare le poche pecore che avevano al pascolo e lavorando nei campi. Rimase a San Vincenzo Valle Roveto fino a 22 anni ma l’8 ottobre 1951 abbandonò tutto per trasferirsi a Roma per prestare servizi domestici. Qui ebbe una breve relazione con un suo conterraneo e nel 1953 tornò a San Vincenzo per qualche tempo dopo di che, nel dicembre dello stesso anno, tornò a Roma per essere ricoverata presso l’ospedale di Santo Spirito per essere operata al cuore e dove conobbe padre Angelo che l’avrebbe guidata spiritualmente per circa due anni.

Era il tempo dei primi interventi al cuore e Mea raccontò che padre Angelo gli suggerì di non farsi operare, anzi di sparire, fuggire da quell’ospedale. Lei ascoltò padre Angelo e di notte, trafugando i suoi indumenti custoditi in un armadio, scappò via rifugiandosi presso la famiglia presso cui prestava servizio.
In seguito tornò a San Vincenzo ma per causa della sua malattia ben presto dovette nuovamente essere ricoverata presso l’ospedale di Sora. Fu qui che cominciarono le visioni con il Sacro Cuore e l’Immacolata e cominciarono a manifestarsi sul suo corpo le stimmate. Cominciò così il suo calvario che si concluse con la sua morte avvenuta il 17 marzo 1959.

“Visse povera, nascosta, contrastata e crocifissa”

Il Signore l’arricchì di tanti doni e ne fece uno strumento di sua misericordia, si immolò per la salvezza dei peccatori e per la santificazione dei Sacerdoti, annunciò con la passione di Cristo la sapienza della Croce. Sollevò tante anime riportandole nella luce di Dio, ricompose la pace nelle famiglie disgregate dall’egoismo e ottenne con la preghiera ed il sacrificio di sé grazie spirituali e corporali a tutti coloro che a lei ricorsero.
Oggi ella continua la sua missione dal cielo, come promise mentre era in vita.
Le sue spoglie mortali riposano nel piccolo cimitero di San vincenzo Valle Roveto dove giungono da ogni parte coloro che ritengono autentica la sua stigmatizzazione. Intorno al suo sarcofago non v’è segno alcuno di superstizione e di fanatismo.

E’ in corso il processo informativo della sua beatificazione.

Notizie e informazioni è possibile reperirle presso la Parrocchia di Santa Maria a San Vincenzo Valle Roveto (capoluogo) L’Aquila.
Don Domenico Buffone
 Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo
Tel 0863958196

Conoscete Mea Carnevale?

Che cosa vuol dire essere santi? Chi è chiamato ad essere santo? Spesso si è portati ancora a pensare che la santità sia una meta riservata a pochi eletti. San Paolo, invece, parla del grande disegno di Dio e afferma: “In lui – Cristo – (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). E parla di noi tutti.

(BENEDETTO XVI, Udienza Generale, Piazza San Pietro, 13 aprile 2011)

Nata in Abruzzo, a San Vincenzo Valle Roveto (AQ), il 7 aprile 1929, Filomena, detta Mea, visse in un ambiente rude e il suo carattere si formò poco grazioso, anche se scherzoso e gioviale. Rimase nel paese natio fino a ventidue anni, poi, si trasferì a Roma per prestare servizio come domestica presso una famiglia benestante. In quegli anni si fidanzò con un conterraneo, ma avvertendo forte il richiamo di Dio, mise fine al casto fidanzamento.

Fu colpita da strane inspiegabili malattie, nel 1953 fu addirittura operata allo stomaco, che fu, poi, trovato sanissimo; visse tra sofferenze e accuse di isterismo mosse dagli increduli, dai consacrati e da quanti anche nella Diocesi la credevano pazza. Sopportò la Croce quale strumento di sofferenza e di espiazione dei peccati.

Mea ha avuto visioni mistiche, estasi e ha ricevuto in dono le stigmate. Fu creduta pazza e fu in vita molto contrastata. «Io so che queste piaghe me le ha aperte Dio, vedano gli altri quale ne sia l’origine», diceva a quanti, testimoni dell’azione soprannaturale dello Spirito Santo in lei, si dispiacevano per tante sofferenze e mortificazioni.

Visse la vita nell’esercizio eroico delle virtù e condusse tutta l’esistenza terrena pienamente consapevole della sua missione riparatrice, eppure, nonostante le testimonianze dirette e la documentazione raccolta, è ancora ferma la Causa di beatificazione della contadina stigmatizzata.

Mea lottò contro il demonio, che spesso le procurava persino lesioni fisiche molto dolorose. Anche pochi giorni prima di morire, quando questi le apparve, la trascinò dalla camera da letto fino al bagno, percuotendola crudelmente e annunciandole beffardamente la sua prossima fine.

Della figura di Mea Carnevale si è occupata la trasmissione MEDIASET “Miracoli” e le testimonianze dirette delle sue estasi sono sconvolgenti: Mea, che non parlava correttamente neanche la lingua italiana e si esprimeva solo nel dialetto locale, durante le estasi aveva colloqui con Gesù, la Madonna e San Giovanni, parlando in sanscrito, latino e greco.

Il 17 marzo 1959 Mea nacque al Cielo, nell’estasi della nuda Croce, sola, abbandonata da tutti, tranne che da Cristo Crocifisso, con il quale condivise il dolore della Passione.

Il 17 marzo 2021 numerosi fedeli, si sono riuniti presso la sua tomba per recitare il santo rosario e per chiedere al Signore che possa conferire a questa anima prediletta anche in terra la gloria che essa ha certamemente in Cielo.

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