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La Lectio Divina

La Lectio Divina è un modo di pregare con la Bibbia e significa “lettura divina”. Il suo scopo è quello di partire da un brano della Sacra Scrittura per arrivare a quello che Dio vuole dirci attraverso di esso. Si tratta di una preghiera molto antica ed infatti una delle sue descrizioni più complete risale addirittura al dodicesimo secolo da parte di un monaco certosino chiamato Guigo.

Il primo passo della Lectio Divina è l’acquisizione della disposizione psicofisica corretta, il cosiddetto “stare”, che ci apre la via per l’orazione interiore.

Il secondo passo consiste nel prendere un brano biblico a scelta (oppure un altro testo sacro indicato) e invocare lo Spirito Santo. L’invocazione allo Spirito Santo è essenziale perché essendo Lui che ha ispirato quel brano è necessario il suo aiuto per poterlo leggere e comprendere.

La lettura del testo deve avvenire con la consapevolezza che Dio ci vuole parlare, in quel momento e in quel luogo. Il brano deve essere riletto più volte per coglierne tutte le sfumature e tutta la ricchezza, secondo il principio dei padri dell’antichità che affermavano che il testo cresceva con chi lo leggeva.

Questa fase viene detta “lectio”, cioè lettura.

Superata questa fase si è sulle soglie della meditazione, la cosiddetta “meditatio”.

La meditazione ha tre scopi. Il primo è capire cosa ha voluto dire Dio attraverso l’autore sacro. Il secondo è capire la luce che riceve questo testo all’interno dell’intero messaggio biblico. Diventa quindi importante considerare anche i rimandi e le note piè di pagina al fine di comprendere meglio il contesto in cui si trova il brano e la sua relazione con il resto della Bibbia. Il terzo obiettivo della meditazione è chiedersi cosa significhi per me questo testo, in quel momento, in quel luogo, dal punto di vista della rigenerazione della mia vita. Con quest’ultimo obiettivo entriamo alla cosiddetta attualizzazione del brano biblico, ossia al suo ingresso nella mia vita in maniera efficace. In questo modo la Scrittura diventa chiave e modello interpretativo della mia vita vista come un elemento della storia della salvezza complessiva e in relazione alla vita del mondo in cui io agisco. Di conseguenza può diventare oggetto di meditazione l’intera mia esistenza, le persone gli avvenimenti e le cose che vivo ogni giorno. In questa fase, attraverso la Bibbia, sto leggendo tutto il resto alla luce di Dio

Completata questa fase della meditatio si passa nella fase detta “oratio”, ossia dell’orazione, e quindi siamo entrati nel cuore della preghiera. Questo momento dovrebbe essere sia qualitativamente sia quantitativamente la parte più importante.

Con la lettura e la meditazione della parola di Dio, adesso siamo in grado di entrare in colloquio, in dialogo, con il Signore che però ci ha parlato per primo attraverso il brano scritturale che abbiamo letto. Quindi la nostra ottica diviene quella in cui Dio ci parla per primo e noi ci riserviamo uno spazio per ascoltarlo e per meditare quanto ci sta dicendo.  Poi, iniziamo il nostro dialogo, o meglio, proseguiamo il dialogo con il nostro intervento.

Ma questo colloquio come avviene? Fondamentalmente vi sono due aspetti essenziali.

Il primo aspetto è che questo colloquio, a seconda dell’ispirazione e del mio stato d’animo derivante dal brano che ho letto e meditato, si manifesti come una preghiera di supplica, di domanda, di intercessione, di lode o di rendimento di grazie. È importante che ognuno di questi aspetti venga preso in considerazione, che venga approfondito, senza però dimenticare che la lode deve essere l’elemento sostanziale e portante della nostra orazione. Solo attraverso la lode potremmo comprendere come è che lo Spirito sta pregando (cioè agendo) in noi.

Un secondo aspetto è che la preghiera deve assumere un crescendo che, come nel Salmo 38 (38 nella CEI2008, 39 in altre versioni precedenti) al versetto 13, parte dalla preghiera, diventa grido e poi si trasforma in lacrime.

13Ascolta la mia preghiera, Signore,

porgi l’orecchio al mio grido,

non essere sordo alle mie lacrime,

poiché io sono un forestiero,

uno straniero come tutti i miei padri.

Sal 38 (39), 13

A questo punto alcuni autori addirittura inseriscono un ulteriore passo che è il cosiddetto “actio”, cioè azione, che è un momento preliminare prima della contemplazione. Per azione si intende sia l’ascesi purificatrice sia l’amore, che sono condizioni indispensabili per la visione di Dio. Questa actio non deve essere confusa con l’altra actio di cui parleremo più avanti.

L’ultimo passo è, appunto, quello della contemplazione, cioè della “contemplatio”. A questo punto, il colloquio di fede e d’amore con Dio si deve trasformare nello sguardo. La via migliore per passare in questo aspetto contemplativo è rinchiudere nel nostro cuore una fra le tante parole che Dio ci ha trasmesso e farla risuonare in continuità, quindi ripetendola molte volte e in profondità. Questo aspetto viene chiamato risonanza. Dentro di noi questa parola deve spostarsi dalle labbra alla mente e dalla mente al cuore e diventare un fremito e una vibrazione del nostro essere, quindi, sull’onda di questa parola, per cui l’orante si abbandona in un dolce riposo contemplativo.

Spesso ai quattro punti lectio, meditatio, oratio, contemplatio, ne vengono aggiunti altri quattro: consolatio, discretio, deliberatio e actio.

Il momento di “consolatio” (consolazione) consiste nell’assaporare la gioia nello Spirito di fronte alla contemplazione del mistero di Cristo, da cui origina il discernimento (“discretio”), ossia la comprensione di cosa è conforme al Vangelo, e quindi segue la decisione (“deliberatio”) di attuarlo, passando al portarlo nella propria vita (“actio”).

In generale, esistono molte forme di Lectio Divina.

Questo esercizio, che è stato descritto finora come individuale, può essere vissuto comunitariamente in questo modo:

  1. Ci si riunisce per la preghiera e ciascuno rilegge il passo meditato, rilegge l’espressione più significativa o anche una parola che lo ha colpito. Si ha in questo modo una ricostruzione a mosaico del messaggio che Dio ha trasmesso al gruppo e della risonanza che ha suscitato in ciascuno dei componenti
  2. A questo seguono le riflessioni che la scrittura ha ispirato o la richiesta di ulteriori chiarimenti e approfondimenti
  3. Si passa poi all’orazione riprendendo ad alta voce quanto vissuto personalmente. Gli interventi si possono anche concludere con acclamazioni dell’assemblea che variano a seconda del tipo di preghiera (ad es. Signore pietà, ascoltaci o Signore, amen …
  4. Ci si immerge quindi nel silenzio e al termine ciascuno ripete la parola o un’espressione biblica che ha fatto da supporto alla propria preghiera contemplativa

Credits: Photo by Aaron Burden on Unsplash

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