Vide e credette
Quando tengo il primo incontro di corsi per catechisti, allievi catechisti o per adulti, oppure quando guido un gruppo di lettura di un Vangelo o degli Atti, chiedo di prendere un Vangelo (in genere è Matteo) e di leggerne l’inizio, i primi due versetti.
I miei ascoltatori, sempre, iniziano a leggere, a turno, dal capitolo 1, versetto 1. Io li blocco e chiedo ad un altro di leggere dall’inizio. E anche questo insiste con lo stesso capitolo e lo stesso versetto.
Dopo il terzo, leggermente spazientito (per finta, ovviamente), tronco la questione e dico “Va bene, leggo io”. E proseguo leggendo queste parole (se si sta parlando di Matteo e usiamo la CEI 2008): “Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.”. Al che tutti mi guardano prima esterrefatti, poi mi chiedono dove sono e io dico, candidamente, “Al capitolo 28”.
Perché al capitolo 28?
Perché i Vangeli iniziano dalla Resurrezione. I Vangeli sono stati scritti perché c’è stata la Resurrezione.
Senza di essa, vana sarebbe la nostra fede.
I Vangeli, gli Atti, le varie lettere di questo o quell’altro santo, sono stati scritti perché, caso unico nella storia, qualcuno è tornato, al terzo giorno, da dove non si ritorna. E ne è tornato trasfigurato, potenziato, in una forma nuova, capace sia di mangiare che di attraversare le pareti.
Tutto nasce da lì. Duemila anni di storia, con schiere di gente che ha preferito perdere la vita piuttosto che rinnegare questo evento, sono passati. Resistendo a persecuzioni orrende e a tentazioni fortissime.
Tutto parte dalla resurrezione. Ma tutto parte da lì perché è un evento talmente straordinario che ha il potere di scalzare qualsiasi cosa.
Forse quando l’autore del Cantico dei Cantici diceva “perché forte come la Morte è l’Amore” pensava proprio a questo, all’Amore di Dio, capace di vincere la morte, di sconfiggerla in maniera totale.
Dalla resurrezione di Cristo nasce la nostra vera vita.
E anche i Vangeli. E gli Atti. E tutto il Nuovo Testamento.
Ma, purtroppo, troppo spesso, ci affacciamo su questo evento con l’approccio sbagliato.
Due, infatti, sono i possibili comportamenti: quello di Pietro e quello di Giovanni.
Ma torniamo a quel giorno, stavolta dal Vangelo di Giovanni. Quindi andiamo al capitolo 20 e (CEI 2008) leggiamo:
“1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.”
Rivediamo la scena alla moviola.
Quando le pie donne vanno al sepolcro lo trovano vuoto e senza pietra. Panico! Hanno rubato il corpo del Maestro! Maria di Magdala corre ad avvisare Pietro che, scioccato, corre al sepolcro per vedere con i suoi occhi. Con lui va Giovanni che, più giovane, corre più veloce e arriva per primo. Ma Giovanni era uno che rispettava le regole e, quindi, non entra nel sepolcro ma si affaccia, aspetta che arrivi Pietro. Quando Pietro arriva (immagino con il cuore in gola per il fatto e per la corsa) si fionda dentro il sepolcro aperto e vede i teli in una posizione che nel testo è poco chiara, sembrano piegati. Allora entra Giovanni, vede la stessa scena e “vide e credette”.
Nel vivere la Resurrezione, noi possiamo fare come Pietro, che entra, vede e basta. Oppure come Giovanni che entra, vede e “credette”.
Ma cosa vide Giovanni? Un sepolcro vuoto? No. L’aveva visto anche Maria di Magdala e, infatti, ne aveva concluso la cosa più ovvia “hanno rubato il corpo!”.
Cosa vide allora? Dei teli piegati? Perché dei ladri non si mettono a piegare i teli che avvolgono il corpo: o se lo portano via così com’è, coperto con un telo, tipo mummia, o aprono i teli (magari squarciandoli) e portano via il cadavere. Ma, personalmente, non credo sia questa la spiegazione.
Giovanni vide qualcosa di talmente evidente che non avviò un’indagine. Non chiamò Sherlock Holmes o Poirot, no, semplicemente credette, perché non poteva essere altro che quello che il maestro aveva detto e, come dice il versetto 9, che sopra ho omesso, non avevano ancora capito.
Personalmente quel “vide e credette” non è stato, per lungo tempo, per me, un problema. A me andava benissimo la seconda soluzione: i ladri non piegano le lenzuola!
Questa ipotesi mi andò bene, fino a 33 anni (che coincidenza). Nel 2001 mi regalarono un libro intitolato “Dicono che è Risorto” di Vittorio Messori. Il capitolo 12 (altro numero casuale) s’intitola “Vide e credette”. E in questo capitolo si narra la storia di don Antonio Persili, parroco di una parrocchia di Tivoli, cittadina a 15 minuti da casa mia, che, al contrario di me, ne fu quasi ossessionato dal “vide e credette”. Cosa vide Giovanni? Cosa?
Vi risparmio i dettagli, li trovate sul libro di Messori e sui link in fondo a questo post, e vado subito alla conclusione.
In poche parole, don Antonio Persili sostiene che Giovanni vide la mummia “sgonfiata“. Ossia le bende erano perfettamente al loro posto ma senza il corpo dentro. E l’unica soluzione possibile era un evento soprannaturale che aveva permesso al corpo di uscire dal lenzuolo in cui era avvolto “tipo mummia” e andarsene.
Ecco, noi possiamo guardare la Resurrezione con gli occhi di Pietro, che non capisce subito o con gli occhi di Giovanni, che vide e credette.
Nel primo caso, Gesù ci cercherà, più e più volte, come fece con Pietro, per farci capire, rispettando sempre la nostra libertà, che Lui è veramente risorto.
Nel secondo caso, saremo noi a cercarlo. Senza posa. Anche se tra continue cadute. Ma lo cercheremo fino al nostro ultimo respiro.
E il bello è che Lui si farà trovare facilmente.
E tu che leggi, hai lo sguardo di Pietro o quello di Giovanni?
Oppure sei ancora fermo a pensare che la Resurrezione, come gli Ateniesi dell’Areopago, è un argomento di cui “parleremo un’altra volta”? (At 16, 32)
Dunque?
Luca Lezzerini
Articolo di 30 Giorni su don Antonio Persili
Pagina Facebook di don Antonio Persili (oggi gestita da altri essendo don Antonio tornato al Padre nel 2011)