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DSC: la destinazione universale dei beni

Con questo post proseguiamo nella serie di articoli che trattano dei principi di base della dottrina sociale della Chiesa (DSC). Con questi scritti non si intende fare un’analisi dettagliata delle varie encicliche sociali né si vuole spiegare l’intera dottrina. Lo scopo di questa serie di post è fornire i principi fondamentali per poter poi comprendere sia le ragioni del distributismo, sia le modalità seguite nei vari casi di studio, primo tra tutti quello della Mondragón Corporation, ma non solo.

I contenuti di questa serie di post, di cui questo è il terzo, sono tratti dal “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa” nell’edizione 2005, seconda ristampa del 2016, della Libreria Editrice Vaticana. Il testo può essere acquistato in libreria o consultato liberamente sul Web al link del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.

In particolare, seguiremo i contenuti del capitolo quarto, intitolato “I Principi della Dottrina Sociale della Chiesa”.

Per il primo post di questa serie si veda a questo link.

In questo articolo parleremo di una conseguenza del principio del Bene Comune, ossia della Destinazione Universale dei Beni.

I numeri trattati in questo post vanno dal 171 al 184 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.

Premessa

Il principio del Bene Comune è molto importante e discende, come già detto, direttamente dal principio di Dignità della Persona.

Da tale principio, discendono varie implicazioni di cui la più immediata è quella detta di “Destinazione Universale dei Beni”. Tale principio è alla base del diritto universale all’uso dei beni.

In pratica, dal Bene Comune discende che tutto quello che è stato creato da Dio è destinato a tutti, di diritto, affinché tutti possano goderne.

Tale diritto è (172):

  • Naturale, in quanto insito nella natura stessa dell’uomo. Di conseguenza, tale diritto non discende da una legge contingente ma da una legge naturale, sempre valida;
  • Originario, in quanto è all’origine di ogni persona e strettamente collegato a ciascuno;
  • Prioritario, in quanto ha priorità maggiore di qualunque intervento umano sui beni: “Tutti gli altri diritti, di qualunque genere, ivi compresi quelli della proprietà e del libero commercio, sono subordinati ad essa [destinazione universale dei beni]: non devono quindi intralciarne, bensì al contrario facilitarne la realizzazione, ed è un dovere sociale grave e urgente restituirli alla loro finalità originaria”.

Destinazione universale dei beni non significa, però, che tutto sia a disposizione di ognuno o di tutti (173), e neppure che la stessa cosa serva o appartenga ad ognuno o a tutti. Se è vero che tutti nascono con il diritto all’uso dei beni, è altrettanto vero che, per assicurarne un esercizio equo e ordinato, sono necessari interventi regolamentati, frutto di accordi nazionali e internazionali, ed un ordinamento giuridico che determini e specifichi tale esercizio. (172)

Lo scopo del principio di destinazione universale dei beni è il “coltivare una visione dell’economia ispirata a valori morali che permettano di non perdere mai di vista né l’origine, né la finalità di tali beni, in modo da realizzare un mondo equo e solidale” (174). Dove equo significa giusto, ossia fondato sul principio di giustizia, non di uguaglianza.

In tale contesto si creano le condizioni per cui “la formazione della ricchezza possa assumere una funzione positiva” che, in virtù delle sue molteplici forme, diviene “mezzo utile per promuovere il benessere degli uomini e dei popoli e per contrastare la loro esclusione e il loro sfruttamento” (174).

Al punto 175, il Compendio afferma:

La destinazione universale dei beni comporta uno sforzo comune teso ad ottenere per ogni persona e per tutti i popoli le condizioni necessarie allo sviluppo integrale, così che tutti possano contribuire alla promozione di un mondo più umano, «in cui ciascuno possa dare e ricevere, ed in cui il progresso degli uni non sarà un ostacolo allo sviluppo degli altri, né un pretesto per il loro assoggettamento». Questo principio corrisponde all’appello incessantemente rivolto dal Vangelo alle persone e alle società di ogni tempo, sempre esposte alle tentazioni della brama del possesso, a cui lo stesso Signore Gesù ha voluto sottoporsi (cfr. Mc 1,12-13; Mt 4,1-11; Lc 4,1-13) per insegnarci la via per superarle con la Sua grazia.

Destinazione universale dei beni e proprietà privata

Al punto 176 si afferma che “La proprietà privata e le altre forme di possesso privato dei beni «assicurano ad ognuno lo spazio effettivamente necessario per l’autonomia personale e familiare, e devono essere considerati come un prolungamento della libertà umana. Costituiscono in definitiva una delle condizioni delle libertà civili, in quanto producono stimoli ad osservare il dovere e la responsabilità»”. Di conseguenza “la dottrina sociale richiede che la proprietà dei beni sia equamente accessibile a tutti, così che tutti diventino, almeno in qualche misura, proprietari, ed esclude il ricorso a forme di «comune e promiscuo dominio» .

Occorre comunque specificare che “La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto il diritto alla proprietà privata come assoluto ed intoccabile” (177). Di conseguenza, “Tale principio non si oppone al diritto di proprietà, ma indica la necessità di regolamentarlo. La proprietà privata, infatti, quali che siano le forme concrete dei regimi e delle norme giuridiche ad essa relative, è, nella sua essenza, solo uno strumento per il rispetto del principio della destinazione universale dei beni, e quindi, in ultima analisi, non un fine ma un mezzo.” (177)

In relazione al Bene Comune, da cui discende il diritto di destinazione universale dei beni, “L’insegnamento sociale della Chiesa esorta a riconoscere la funzione sociale di qualsiasi forma di possesso privato, con il chiaro riferimento alle esigenze imprescindibili del bene comune.” (178) e “La destinazione universale dei beni comporta dei vincoli sul loro uso da parte dei legittimi proprietari. La singola persona non può operare a prescindere dagli effetti dell’uso delle proprie risorse, ma deve agire in modo da perseguire, oltre che il vantaggio personale e familiare, anche il bene comune. Ne consegue il dovere da parte dei proprietari di non tenere inoperosi i beni posseduti e di destinarli all’attività produttiva, anche affidandoli a chi ha desiderio e capacità di avviarli a produzione.”.

Ma i beni non sono solo materiali. Esistono tutta una serie di beni intangibili e legati, ad esempio, alla conoscenza. Di conseguenza la DSC afferma che (179) “Le nuove conoscenze tecniche e scientifiche devono essere poste a servizio dei bisogni primari dell’uomo, affinché possa gradualmente accrescersi il patrimonio comune dell’umanità.”.

Al punto 181 si sottolinea che “Dalla proprietà deriva al soggetto possessore, sia esso il singolo oppure una comunità, una serie di obiettivi vantaggi: condizioni di vita migliori, sicurezza per il futuro, più ampie opportunità di scelta. Dalla proprietà, d’altro canto, può provenire anche una serie di promesse illusorie e tentatrici. L’uomo o la società che giungono al punto di assolutizzarne il ruolo finiscono per fare l’esperienza della più radicale schiavitù. Nessun possesso, infatti, può essere considerato indifferente per l’influsso che ha tanto sui singoli, quanto sulle istituzioni: il possessore che incautamente idolatra i suoi beni (cfr. Mt 6,24; 19,21-26; Lc 16,13) ne viene più che mai posseduto e asservito. Solo riconoscendone la dipendenza da Dio Creatore e finalizzandoli conseguentemente al bene comune, è possibile conferire ai beni materiali la funzione di strumenti utili alla crescita degli uomini e dei popoli.”.

Destinazione universale dei beni e opzione preferenziale per i poveri

Il Compendio prosegue, ai punti 182, 183 e 184, nel definire come opzione preferenziale la destinazione per i poveri. In particolare:

  • l principio della destinazione universale dei beni richiede che si guardi con particolare sollecitudine ai poveri, a coloro che si trovano in situazioni di marginalità e, in ogni caso, alle persone a cui le condizioni di vita impediscono una crescita adeguata
  • La miseria umana è il segno evidente della condizione di debolezza dell’uomo e del suo bisogno di salvezza. Di essa ha avuto compassione Cristo Salvatore, che si è identificato con i Suoi «fratelli più piccoli» (Mt 25,40.45): « Gesù Cristo riconoscerà i suoi eletti proprio da quanto avranno fatto per i poveri. Allorché “ai poveri è predicata la buona novella” (Mt 11,5), è segno che Cristo è presente».
  • Gesù dice: «I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete» (Mt 26,11; cfr. Mc 14,7; Gv 12,8) non per contrapporre al servizio dei poveri l’attenzione a Lui rivolta. Il realismo cristiano, mentre da una parte apprezza i lodevoli sforzi che si fanno per sconfiggere la povertà, dall’altra mette in guardia da posizioni ideologiche e da messianismi che alimentano l’illusione che si possa sopprimere da questo mondo in maniera totale il problema della povertà. Ciò avverrà soltanto al Suo ritorno, quando Lui sarà di nuovo con noi per sempre. Nel frattempo, i poveri restano a noi affidati e su questa responsabilità saremo giudicati alla fine (cfr. Mt 25,31-46): «Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli».
  • L’amore della Chiesa per i poveri si ispira al Vangelo delle beatitudini, alla povertà di Gesù e alla Sua attenzione per i poveri. Tale amore riguarda la povertà materiale e anche le numerose forme di povertà culturale e religiosa. La Chiesa, «fin dalle origini, malgrado l’infedeltà di molti dei suoi membri, non ha cessato di impegnarsi a sollevarli, a difenderli e a liberarli. Ciò ha fatto con innumerevoli opere di beneficenza, che rimangono sempre e dappertutto indispensabili». Ispirata al precetto evangelico: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8), la Chiesa insegna a soccorrere il prossimo nelle sue varie necessità e profonde nella comunità umana innumerevoli opere di misericordia corporali e spirituali: «Tra queste opere, fare l’elemosina ai poveri è una delle principali testimonianze della carità fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio», anche se la pratica della carità non si riduce all’elemosina, ma implica l’attenzione alla dimensione sociale e politica del problema della povertà. Sul rapporto tra carità e giustizia ritorna costantemente l’insegnamento della Chiesa: «Quando doniamo ai poveri le cose indispensabili, non facciamo loro delle elargizioni personali, ma rendiamo loro ciò che è loro. Più che compiere un atto di carità, adempiamo un dovere di giustizia».

Un ulteriore sviluppo della destinazione universale dei beni è quello che si è avuto sotto Benedetto XVI (Caritas in veritate) in cui negli uomini destinatari sono incluse le generazioni future.

Sulla destinazione universale e la proprietà privata troviamo una pregevole sintesi nel Catechismo della Chiesa Cattolica che, nell’ambito del settimo comandamento, le esamina e compara:

2402 All’inizio, Dio ha affidato la terra e le sue risorse alla gestione comune dell’umanità, affinché se ne prendesse cura, la dominasse con il suo lavoro e ne godesse i frutti. I beni della creazione sono destinati a tutto il genere umano. Tuttavia, la terra è suddivisa tra gli uomini, perché sia garantita la sicurezza della loro vita, esposta alla precarietà e minacciata dalla violenza. L’appropriazione dei beni è legittima al fine di garantire la libertà e la dignità delle persone, di aiutare ciascuno a soddisfare i propri bisogni fondamentali e i bisogni di coloro di cui ha la responsabilità. Tale appropriazione deve consentire che si manifesti una naturale solidarietà tra gli uomini.

  2403 Il diritto alla proprietà privata, acquisita o ricevuta in giusto modo, non elimina l’originaria donazione della terra all’insieme dell’umanità. La destinazione universale dei beni rimane primaria, anche se la promozione del bene comune esige il rispetto della proprietà privata, del diritto ad essa e del suo esercizio.

  2404 «L’uomo, usando dei beni creati, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri». La proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della provvidenza; deve perciò farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri, e, in primo luogo, con i propri congiunti.

  2405 I beni di produzione – materiali o immateriali –, come terreni o stabilimenti, competenze o arti, esigono le cure di chi li possiede, perché la loro fecondità vada a vantaggio del maggior numero di persone. Coloro che possiedono beni d’uso e di consumo devono usarne con moderazione, riservando la parte migliore all’ospite, al malato, al povero.

  2406 L’autorità politica ha il diritto e il dovere di regolare il legittimo esercizio del diritto di proprietà in funzione del bene comune.

Conclusioni

Dal principio del Bene Comune nasce la conseguenza che i beni del Creato, tangibili e intangibili, sono destinati ad un uso universale, da parte di tutti gli uomini, per soddisfare i bisogni primari di tutti. Questa implicazione, sebbene consideri più che lecita la proprietà privata (anzi la considera un vero e proprio strumento di libertà e giustizia) al tempo stesso ci mette in guardia dal possesso egoistico dei beni e dal dimenticare i poveri.

Destinare i beni a chi ne ha bisogno, significa adempiere al diritto alla destinazione universale dei beni e permette di valutare la giustizia di una società. Più una società tende ad attuare tale principio, più essa sarà giusta, ossia darà a ciascuno ciò di cui ha realmente bisogno.

Destinazione universale dei beni e proprietà privata non sono in conflitto ma vanno a comporre una combinazione di forze che sostiene la società.

Consapevoli di aver toccato un punto delicato della DSC, invitiamo a leggere tutti i punti del Compendio che trattano di questo argomento, ossia dal 171 al 184.

Un sito di riferimento per questi temi è certamente l’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan che vi invitiamo a visitare, essendo ricchissimo di spunti e altamente qualificato.

Credits: Photo by Venti Views on Unsplash

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