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L’ingresso nell’orazione

In questo secondo post sulla preghiera parliamo della fase preliminare prima dell’inizio della preghiera vera e propria. Faremo riferimento al testo di Antonio Gentili “La preghiera del cuore”. Il primo post si trova a questo link.

Come in ogni attività importante della nostra vita umana, prima di iniziarla bisogna fare un minimo di preparazione, fare spazio, predisporci nelle giuste condizioni psico-fisiche.

Come l’atleta si riscalda prima dello sforzo agonistico, come l’artigiano riorganizza la postazione di lavoro prima di produrre un manufatto, così noi dobbiamo entrare nel tempo di orazione uscendo dal mondo dell’uomo e passare così al mondo di Dio.

In pratica, dobbiamo spostare la nostra esistenza da un atteggiamento estroverso, cioè vissuto interagendo con persone, cose e avvenimenti esterni a noi, ad un atteggiamento introverso, che ci porti ad entrare in noi stessi.

La preghiera vera, quella autentica, nasce sempre dal comprendere, dal percepire, che essa ha origine dal centro più profondo del nostro essere, quello che spesso chiamiamo il nostro cuore, dove troviamo, pulsante, il cuore di Dio.

Se non siamo consapevoli di questa presenza di Dio nella nostra parte più intima rischiamo di non pregare correttamente.

La preghiera prevede lo spostamento del nostro focus, del nostro centro di interesse. Questo spostamento non è semplice perché la nostra vita, spesso, ci riempie di affanni, ci rende superficiali e dispersivi, ci porta a distrarci. È quindi necessario entrare in uno stato di purificazione e di pacificazione.

Per raggiungere questo stato vi sono vari esercizi possibili ma tutti hanno un punto in comune che è la ricerca di un clima di silenzio esteriore ed interiore.

Alcune tecniche essenziali per entrare in questo spazio della preghiera sono le seguenti:

  • Compiere, con la massima attenzione, cura e consapevolezza, i gesti introduttivi della preghiera quali la genuflessione, l’inchino profondo o il segno della Croce. Questi gesti devono essere eseguiti come se si stesse aprendo un velo che ostacola il nostro ingresso nello spazio sacro, un velo leggerissimo ma che necessita di essere scostato per accedere. Con questi gesti accordiamo la nostra persona come se fosse uno strumento musicale agendo sulle tre corde che ci compongono: il corpo, il cuore e la mente. Il segno della Croce ci ricorda esattamente questi tre aspetti toccando la fronte, dove c’è la mente, toccando il petto dove c’è il cuore e le spalle per indicare il corpo. Quando facciamo il segno della Croce, quindi, oltre al richiamare la Santissima Trinità e al porci al suo servizio, guidiamo mente, corpo e cuore nello spazio della preghiera
  • Dopo i gesti introduttivi, dobbiamo ripercorrere il nostro universo fisico, psichico e spirituale per purificarlo e pacificarlo. L’universo fisico deve essere rilevato ma considerandolo pacifico e puro. La nostra mente va anch’essa portata in uno stato di pace e di purezza. Infine, il nostro spirito si adagia per accogliere la purezza e la pace di Dio.
  • Anche il ritmo respiratorio è importante e può essere utilizzato per raggiungere questa pacificazione. Un tipo di sincronismo è quello di legarlo al segno della Croce che si sviluppa con due respiri completi e di cui parleremo più avanti.
  • Anche la posizione del corpo è importante e deve indicare armonia, distensione, immobilità e, soprattutto, attenzione. Attenzione ha un triplice significato. Il primo è quello ovvio di focalizzare la mente su Qualcuno. Il secondo è quello di “tensione a” e quindi un moto di affetto, di desiderio. Infine, il terzo, è “tensione” nel senso dello sforzarci di andare verso Dio, come la fune tesa che tira il carico.
  • In questa fase di ingresso nell’orazione, la distrazione deve essere vista come un elemento che ci allontana da Dio, che ci distacca, un nostro sottrarci alla sua azione
  • Sempre in questa fase di ingresso, può essere molto utile ripetere, anche in modo personalizzato, alcune formule introduttive capaci di fissare tutto il nostro essere in Dio. Un esempio viene dall’adorazione eucaristica dove si ripete la formula “sia lodato e ringraziato ogni momento …”.
  • Molto importante e utile è fissare il proprio sguardo di fede e di amore verso un oggetto religioso che può essere il tabernacolo, l’eucarestia, un’icona, un crocifisso, una statua.

Nel testo che stiamo seguendo, “La preghiera del cuore” di Antonio Gentili, vengono segnalati due metodi pratici di ingresso nell’orazione. Il primo e più semplice ed è quello di Mariano Ballester che persegue la purificazione dei tre livelli di cui siamo fatti (fisico, emozionale e mentale), concentrando progressivamente l’attenzione prima sul corpo, poi sulla psiche e poi sulla mente e unendo la consapevolezza del loro stato con il silenzio che li purifica.

Il secondo metodo è quello dettagliato da Klemens Tilmann e che si basa su quattro fasi del respiro pronunciando mentalmente una serie di parole. Si inizia con le parole che riguardano la sfera psichica poi quelle che sono relative alla sfera spirituale. Il ritmo del respiro è diviso in quattro fasi. Le prime due sono di inspirazione poi c’è una pausa in apnea e poi una di inspirazione.

L’espirazione è molto lenta e viene divisa in due fasi perché nella prima fase si cerca di far uscire gli elementi negativi e nella seconda di entrare in profondità dentro di noi per trovare Dio. L’apnea serve a diventare un tutt’uno con Dio e la fase di inspirazione a rinnovare noi stessi grazie a Dio.

Come si sarà notato queste tecniche entrano molto nel pratico e a qualcuno potrebbero far temere una deviazione sulle sabbie mobili dello yoga, della New Age o di altre discipline simili. Ricordiamo, per l’ennesima volta, che queste tecniche sono finalizzate a un migliore incontro con Dio e che finché il nostro essere rimane focalizzato su di Lui esse rimangono cose buone. Non dobbiamo farci affascinare dagli aspetti di benessere psicofisico che ne conseguono perché essi sono soltanto la pallida ombra di quello che è un avvicinarsi, anche se di poco, a Dio.

Quindi, queste tecniche servono solamente a porsi nello stato d’animo giusto per l’incontro con Dio. Per fare un esempio è come se, dovendo incontrare la persona amata, noi ci vestissimo e ci curassimo per essa, per essere degni di lei. Quindi tutto lo sforzo di preparazione è soltanto preliminare all’incontro con la persona amata, a cui ricorre di continuo il nostro pensiero. Se, invece, tutta questa nostra preparazione, fosse necessaria solo perché noi ci possiamo rimirare allo specchio, preoccupandoci solo di riscontrare quanto siamo belli, quanto siamo eleganti, senza minimamente preoccuparci dell’altro che stiamo per incontrare, questo è l’errore da evitare.

Non dobbiamo mai abbandonare la strada dell’incontro con Dio, per cui non dobbiamo mai introdurre elementi estranei nella preghiera e, soprattutto, in questa fase di ingresso nell’orazione (e nella fase che vedremo successivamente di uscita dall’orazione). Gli elementi estranei che possiamo introdurre sono quelli che vengono spesso veicolati attraverso termini non propri del cattolicesimo. Cerchiamo quindi di evitare espressioni quali energia positiva, karma, armonia del cosmo e simili che non descrivono correttamente, anzi a volte negano pure, i concetti che vogliamo rappresentare nella preghiera cristiana. Usiamo invece termini più familiari quali spirito, grazia, pace, santificazione, perdono, misericordia, …

A conclusione di questo post sull’ingresso nell’orazione possiamo solo sottolineare la necessità, prima di iniziare una preghiera profonda o anche una liturgia, di predisporsi in uno stato psicofisico e mentale idonei a massimizzare la nostra partecipazione. Vedremo che la stessa cosa andrà fatta alla fine, ovviamente con modalità e obiettivi diversi.

Suggeriamo di iniziare a praticare queste tecniche con una molto semplice e basata sul Segno della Croce, facendolo lentamente e agganciandolo al ritmo del respiro:

  • mano alla fronte -> elevazione verso il Padre -> inspirazione che ci dona l’iniziale alito di vita
  • mano sul petto -> incarnazione del Figlio -> espirazione che crea uno spazio di accoglienza
  • mano alle spalle -> effusione dello Spirito Santo donatoci da Cristo che ci pervade -> inspirazione
  • mani giunte al petto -> “Amen” come espressione di ricentratura, di consenso e di abbandono in Dio -> espirazione

Saranno necessari molti esercizi prima che diventi naturale ed è essenziale che ci si focalizzi sulla parte centrale delle tre fasi di ogni gesto (elevazione al Padre, incarnazione …, effusione …, ricentratura …).

Dopo aver imparato queste tecniche, potremo applicarle ogni volta prima di iniziare la preghiera.

In pratica, ripuliamo il salone dove ci sistemiamo per incontrare Dio.

E questo è solo l’inizio!

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