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DSC: la Solidarietà

Con questo post proseguiamo nella serie di articoli che trattano dei principi di base della dottrina sociale della Chiesa (DSC). Con questi scritti non si intende fare un’analisi dettagliata delle varie encicliche sociali né si vuole spiegare l’intera dottrina. Lo scopo di questa serie di post è fornire i principi fondamentali per poter poi comprendere sia le ragioni del distributismo, sia le modalità seguite nei vari casi di studio, primo tra tutti quello della Mondragón Corporation, ma non solo.

I contenuti di questa serie di post, di cui questo è il sesto, sono tratti dal “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa” nell’edizione 2005, seconda ristampa del 2016, della Libreria Editrice Vaticana. Il testo può essere acquistato in libreria o consultato liberamente sul Web al link del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.

In particolare, seguiremo i contenuti del capitolo quarto, intitolato “I Principi della Dottrina Sociale della Chiesa”.

Per il primo post di questa serie si veda a questo link.

In questo articolo parleremo del principio di Solidarietà.

I numeri trattati in questo post vanno dal 192 al 196 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.

Il numero 192 definisce la Solidarietà come segue: “La solidarietà conferisce particolare risalto all’intrinseca socialità della persona umana, all’uguaglianza di tutti in dignità e diritti, al comune cammino degli uomini e dei popoli verso una sempre più convinta unità. Mai come oggi c’è stata una consapevolezza tanto diffusa del legame di interdipendenza tra gli uomini e i popoli, che si manifesta a qualsiasi livello.”.

Vogliamo sottolineare, del passo precedente, la frase “all’uguaglianza di tutti in dignità e diritti, al comune cammino degli uomini e dei popoli verso una sempre più convinta unità” che afferma che la solidarietà, in pratica, definisce la griglia di valori sociali in termini di giustizia. Uguaglianza di dignità e di diritti significa giustizia (e non semplice uguaglianza!). Il comune cammino degli uomini e dei popoli verso una sempre più convinta unità significa anch’esso giustizia.

Sempre allo stesso numero, viene sottolineato come, grazie alle moderne tecnologie telematiche, Internet prima fra tutte, è oggi possibile “almeno tecnicamente, stabilire relazioni anche tra persone lontanissime o sconosciute”.

Purtroppo, nonostante questa enorme potenzialità di interdipendenza, sussistono fortissime disuguaglianze, spesso derivanti da oppressioni, sfruttamenti e corruzioni. Di conseguenza è necessario che “Il processo di accelerazione dell’interdipendenza tra le persone e i popoli deve essere accompagnato da un impegno sul piano etico-sociale altrettanto intensificato, per evitare le nefaste conseguenze di una situazione di ingiustizia di dimensioni planetarie, destinata a ripercuotersi assai negativamente anche negli stessi Paesi attualmente più favoriti.”. (192)

Al 193, il Compendio afferma che “Le nuove relazioni di interdipendenza tra uomini e popoli, che sono, di fatto, forme di solidarietà, devono trasformarsi in relazioni tese ad una vera e propria solidarietà etico-sociale, che è l’esigenza morale insita in tutte le relazioni umane. La solidarietà si presenta, dunque, sotto due aspetti complementari: quello di principio sociale e quello di virtù morale.”. Questa suddivisione della Solidarietà in due componenti viene subito dopo spiegata così:

  • Principio sociale: “La solidarietà deve essere colta, innanzi tutto, nel suo valore di principio sociale ordinatore delle istituzioni, in base al quale le «strutture di peccato», che dominano i rapporti tra le persone e i popoli, devono essere superate e trasformate in strutture di solidarietà, mediante la creazione o l’opportuna modifica di leggi, regole del mercato, ordinamenti.
  • Virtùmorale: “La solidarietà è anche una vera e propria virtù morale, non un «sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti». La solidarietà assurge al rango di virtù sociale fondamentale poiché si colloca nella dimensione della giustizia, virtù orientata per eccellenza al bene comune, e nell’«impegno per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a “perdersi” a favore dell’altro invece di sfruttarlo, e a “servirlo” invece di opprimerlo per il proprio tornaconto (cf. Mt 10,40-42; 20,25; Mc 10,42-45; Lc 22,25-27)».

Vediamo di spiegare queste due componenti in termini più semplici ed abbordabili.

Principio sociale significa che la struttura sociale (le interdipendenze) tra le persone, e le dinamiche che si sviluppano attraverso di loro, devono essere costruite nell’ottica della solidarietà e non della sopraffazione, dello sfruttamento, della corruzione (le cosiddette “strutture di peccato”).

Quindi, una società deve fondarsi anche sulla solidarietà. Ma su questo termine oggi esiste molta confusione. Il termine, al pari altri vocaboli come amore, discernimento ecc. è utilizzato spesso impropriamente. A fissare bene le idee contribuisce la componente della virtù morale che esclude le compassioni superficiali e focalizza il fine del bene comune di tutti e di ciascuno e il concetto di responsabilità in cui tutti sono responsabili di tutti.

Oggi spesso con solidarietà (minuscola voluta) s’intende un qualcosa di generico, di vago, che rimanda ad un senso di giustizia molto superficiale. La Solidarietà vera (con la maiuscola) si fonda, invece, su un approccio di rinunciare al proprio (il “perdersi a favore dell’altro” per “servirlo”) a vantaggio del bene dell’altro. In una cultura Solidale, il bene dell’altro è visto come prioritario, per tutti e da tutti, e si basa sulla giustizia. Applicata da solo, la Solidarietà è però devastante e finisce nell’assistenzialismo o peggio. Essa deve essere bilanciata dagli altri due principi, in particolare quello della Sussidiarietà, di cui abbiamo già parlato.

Ma tutte queste azioni per il bene di tutti e di ciascuno nascono da quanto esposto al punto 194 “Il messaggio della dottrina sociale circa la solidarietà mette in evidenza il fatto che esistono stretti vincoli tra solidarietà e bene comune, solidarietà e destinazione universale dei beni, solidarietà e uguaglianza tra gli uomini e i popoli, solidarietà e pace nel mondo. Il termine « solidarietà », ampiamente impiegato dal Magistero, esprime in sintesi l’esigenza di riconoscere nell’insieme dei legami che uniscono gli uomini e i gruppi sociali tra loro, lo spazio offerto alla libertà umana per provvedere alla crescita comune, condivisa da tutti. L’impegno in questa direzione si traduce nell’apporto positivo da non far mancare alla causa comune e nella ricerca dei punti di possibile intesa anche là dove prevale una logica di spartizione e frammentazione, nella disponibilità a spendersi per il bene dell’altro al di là di ogni individualismo e particolarismo.”.

Lo spazio d’azione della Solidarietà è quello, dunque, dei legami che si instaurano tra le persone. In questo spazio si dovrà far prevalere, quindi, una logica di unità e non di divisione.

Questo spazio non è altro che la società (ossia l’insieme delle persone con i relativi legami). Di conseguenza, la consapevolezza che le persone acquisiscono in un contesto solidale diviene un debito, come spiega il 195: “Il principio della solidarietà comporta che gli uomini del nostro tempo coltivino maggiormente la consapevolezza del debito che hanno nei confronti della società entro la quale sono inseriti: sono debitori di quelle condizioni che rendono vivibile l’umana esistenza, come pure di quel patrimonio, indivisibile e indispensabile, costituito dalla cultura, dalla conoscenza scientifica e tecnologica, dai beni materiali e immateriali, da tutto ciò che la vicenda umana ha prodotto. Un simile debito va onorato nelle varie manifestazioni dell’agire sociale, così che il cammino degli uomini non si interrompa, ma resti aperto alle generazioni presenti e a quelle future, chiamate insieme, le une e le altre, a condividere, nella solidarietà, lo stesso dono.”.

Quest’ultimo concetto di debito, molto laico in quanto non chiama esplicitamente in causa Dio, è un elemento di cui l’uomo odierno ha praticamente perso il concetto e che, invece, deve essere riscoperto per rimettere le cose nella giusta prospettiva.

Al punto 196, i Compendio fa risalire la Solidarietà a Dio per mezzo dell’esempio massimo che è Cristo. Il numero infatti recita “Il vertice insuperabile della prospettiva indicata è la vita di Gesù di Nazaret, l’Uomo nuovo, solidale con l’umanità fino alla «morte di croce» (Fil 2,8): in Lui è sempre possibile riconoscere il Segno vivente di quell’amore incommensurabile e trascendente del Dio-con-noi, che si fa carico delle infermità del Suo popolo, cammina con esso, lo salva e lo costituisce in unità. In Lui, e grazie a Lui, anche la vita sociale può essere riscoperta, pur con tutte le sue contraddizioni e ambiguità, come luogo di vita e di speranza, in quanto segno di una Grazia che di continuo è a tutti offerta e che invita alle forme più alte e coinvolgenti di condivisione.

Gesù di Nazaret fa risplendere dinanzi agli occhi di tutti gli uomini il nesso tra solidarietà e carità, illuminandone l’intero significato: «Alla luce della fede, la solidarietà tende a superare sé stessa, a rivestire le dimensioni specificamente cristiane della gratuità totale, del perdono e della riconciliazione. Allora il prossimo non è soltanto un essere umano con i suoi diritti e la sua fondamentale eguaglianza davanti a tutti, ma diviene la viva immagine di Dio Padre, riscattata dal sangue di Gesù Cristo e posta sotto l’azione permanente dello Spirito Santo. Egli, pertanto, deve essere amato, anche se nemico, con lo stesso amore con cui lo ama il Signore, e per lui bisogna essere disposti al sacrificio, anche supremo: “Dare la vita per i propri fratelli” (cfr. 1 Gv 3,16)».”.

Quest’ultimo punto, per il credente, è il fondamento dell’azione di amore disinteressato di solito denominata “carità”. Il Compendio, quindi, dopo aver esposto il principio di solidarietà come conseguenza del debito verso le generazioni passate (espressione laica dell’origine del principio) passa poi a darne un fondamento cristiano che riflette l‘immenso amore di Dio per le sue creature.

Per concludere, il principio di Solidarietà è sostanzialmente l’espressione del vincolo di responsabilità che ciascuno di noi ha nei confronti di tutti. Compreso questo, diventa semplice capire cos’è, realmente, la Solidarietà.

Esercizio per casa

Chiediamoci, basandoci sulle realtà create da don Arizmendiarrieta e dai suoi “pionieri” (l’università, la catena di supermercati) presentati in questo post e in quest’altro, come esse abbiamo realizzato in concreto la solidarietà. Poiché le informazioni fornite nei due post sono molto scarne, cerchiamo di pensare quali avrebbero dovuto essere. Se possibile, discutiamone con altre persone, cercando di arrivare ad una conclusione condivisa.

Un sito di riferimento per questi temi è certamente l’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan che vi invitiamo a visitare, essendo ricchissimo di spunti e altamente qualificato.

Credits: Photo by Austin Kehmeier on Unsplash

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